Per un’Europa davvero unita: moneta, spada e feluca

31 Dic 2021 | Esteri

La lezione di De Gasperi per una difesa comune Ue: «Se noi chiamiamo le forze armate dei diversi paesi a fondersi insieme e a difendere una Patria più vasta, bisogna che questa Patria sia visibile, solida e viva»

Articolo pubblicato sulla rivista Tempi di Dicembre 2021

«È stata una delle poche volte in cui ho visto piangere mio padre», così la signora Maria Romana De Gasperi, figlia dello statista trentino e sua assistente personale durante gli anni di governo, ricorda la reazione del padre appena terminata la telefonata con Amintore Fanfani. In quel momento Alcide De Gasperi capì che chi aveva preso il suo posto alla guida del paese non sarebbe riuscito a coronare il suo sogno, quello di dotare l’Europa di una difesa comune. È così che De Gasperi morì con una “spina nel cuore” il 19 agosto 1954. Le divise erano già state disegnate con colori e mostrine, ma l’assemblea parlamentare e il governo francese, ormai orfani della guida di Robert Schuman, bocciarono l’idea della Comunità europea di difesa.

Sarebbe stato il secondo grande passo di riunificazione dopo la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, un passo che avrebbe reso molto più improbabile il sorgere di nuovi conflitti fratricidi. A 70 anni da allora, l’idea di un esercito comune è tornata ad occupare l’agenda politica comunitaria, a causa delle nuove sfide di difesa e sicurezza poste da quella che papa Francesco chiama la «Terza guerra mondiale a pezzi».

È evidente come tale processo di cessione di sovranità a livelli sovranazionali rischi di depotenziare le singole nazioni, chiedendo loro il sacrificio della prerogativa di difendere i propri confini e la sicurezza interna. Nei fatti, la Francia nel 1954 bocciò la Ced per questo motivo e ancora oggi quelle obiezioni permangono. E qui si apre il punto politico della vicenda: quali competenze deve avere l’Unione Europea? Come sappiamo, oggi si è caricata di una pletora infinita di poteri che stanno generando tensione con gli Stati membri, per cui i popoli europei si vedono troppo spesso mortificati nella loro libertà.

Già nel 1951 De Gasperi ammoniva l’assemblea del Consiglio d’Europa, perorando la causa della difesa comune:

«La costruzione degli strumenti e dei mezzi tecnici, le soluzioni amministrative sono senza dubbio necessarie […] Queste costruzioni formano la armatura: rappresentano ciò che lo scheletro rappresenta per il corpo umano. Ma non corriamo il rischio che si decompongano se un soffio vitale non vi penetri per vivificarle oggi stesso? […] In questo caso le nuove generazioni, prese dalla spinta più ardente del loro sangue e della loro terra, guarderebbero alla costruzione europea come ad uno strumento di imbarazzo ed oppressione. In questo caso il pericolo di involuzione è evidente».

E allora, sarebbe forse bene tornare all’essenziale: moneta, spada e feluca. A voler dire: euro, per favorire il commercio interno e competere nel mondo globalizzato; esercito comune, per rispondere in maniera coordinata e solidale alle minacce esterne; politica estera comune, per poter parlare a una sola voce alle altre potenze globali e non farsi “colonizzare” rimanendo soli. Tutto il resto è contorno di cui potremmo forse anche fare a meno. Torniamo allora a De Gasperi:

«Se noi chiamiamo le forze armate dei diversi Paesi a fondersi insieme […] e a difendere una Patria più vasta, bisogna che questa Patria sia visibile, solida e viva, […] occorre che sin da ora se ne vedano le mura maestre e che una volontà politica comune sia sempre vigilante perché riassuma gli ideali più puri delle nazioni associate e li faccia brillare alla luce di un focolare comune».

Il principio di realismo chiede di compiere i passi possibili verso il traguardo della Comunità europea di difesa. I trattati bilaterali, come quello recentemente sottoscritto tra Italia e Francia, sono una strada possibile per una cooperazione militare rafforzata su molti ambiti, anche mettendo in sinergia gli apparati militari ed industriali.

Certo, rimane aperta la questione posta da De Gasperi: l’Unione Europea, compresa la difesa comunitaria, può vivere solo degli ideali comuni della nostra storia e della civiltà europea.