All’Europa serve gente di popolo prima che procedure

31 Gen 2022 | Esteri

Guardando alla storia dei padri fondatori De Gasperi, Adenauer e Schuman, sappiamo cosa cercare per un rilancio dell’Unione

Articolo pubblicato sulla rivista Tempi di Gennaio 2022

All’inizio di ogni anno, è tradizione prendere l’impegno per un buon proposito. Vista la natura di questa rubrica, lo vorrei qui fare per conto dell’Unione Europea. Certo, dovrebbe farlo lei stessa, ma noi, che le vogliamo bene, ci prendiamo la briga di suggerirglielo, sperando che qualcuno a Bruxelles ci ascolti. L’obiettivo è semplice, almeno nell’enunciazione: tornare alle origini, chiaramente non nella forma politica ma, sicuramente, nella dinamica ideale. Per dettagliare di cosa si tratta, racconterò in breve la storia poco nota ma assolutamente decisiva dei suoi tre padri fondatori: Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman. Nessun buon proposito, infatti, sarebbe perseguibile senza l’esempio di qualcuno che lo incarna.

Come è stato possibile che tre persone che non si erano conosciute prima, rappresentanti di nazioni che si erano combattute in due guerre mondiali fratricide, siano riuscite a immaginare un progetto politico a tratti inverosimile per le condizioni che avevano di fronte? E come hanno saputo convincere i rispettivi popoli della bontà di una simile meta e raggiungerla in così breve tempo? Per comprendere che cosa è avvenuto tra gli anni 1946 e 1953, dobbiamo guardare a quello che loro hanno vissuto prima, scoprendo alcuni tratti comuni che sono risultati determinanti quando sono stati chiamati alla massima responsabilità.

Innanzitutto, essi sono nati in terre di confine, dove sono vissuti immersi nella vita del loro popolo e hanno imparato a comporre le diversità dei lori territori. De Gasperi nel Trentino austroungarico diventato territorio italiano solo al termine della Prima Guerra mondiale; Adenauer in Renania, dove Francia e Germania si sono lungamente contese il dominio sui giacimenti metalliferi della Ruhr; Schuman in Lussemburgo, paese incastonato tra Germania, Francia e Belgio. Fin dall’inizio delle loro carriere politiche, si sono trovati a dover conciliare le grandi fratture linguistiche, religiose e sociali che attraversavano quelle regioni. Questa attitudine al compromesso, all’“arte del possibile”, è stata di grande utilità quando hanno dovuto “mettere insieme” la Comunità europea del carbone e dell’acciaio nel 1951, primo embrione dell’Unione Europea.

Il secondo aspetto che li accomuna riguarda la vocazione alla politica: una chiamata precoce che li vede presto protagonisti nella vita sociale delle loro città. Hanno percorso l’intero cursus honorum, partendo come semplici consiglieri comunali a Trento, Colonia e Metz, fino a diventare primi ministri. Ed è stato un cammino che li ha visti accompagnati da grandi maestri (monsignor Endrici, vescovo di Trento, per De Gasperi, monsignor Benzler, vescovo di Metz, per Schuman e Hermann Kausen, capo del partito Zentrum di Colonia, per Adenauer) che hanno percepito il loro talento e coltivato la loro vocazione. Guardando a loro capiamo la necessità della politica di fronte alla complessità della vita civile (non erano certamente tecnici super partes) e la nobiltà che essa può assumere.

Tutti e tre hanno poi attraversato grandi prove e sofferenze. De Gasperi con i vent’anni di esilio sotto Mussolini e i 18 mesi di carcere a Regina Coeli, Adenauer con le molteplici incarcerazioni durante il nazismo e il tentato suicidio della moglie, in preda ai sensi di colpa per aver rivelato alle SS il nascondiglio del marito, Schuman con il carcere sotto la Repubblica di Vichy e l’onta, a guerra finita, di essere accusato di collaborazionismo, fino alla riabilitazione da parte di De Gaulle. Solo chi ha vissuto intensamente, compreso il sacrificio e la mortificazione, riesce a guardare le cose con maggiore chiarezza.

L’intelligenza della fede

Infine, la comunanza più importante: hanno vissuto il cristianesimo come il cuore della propria esistenza privata e pubblica, e quindi anche dell’impegno politico. È una cosa poco nota, ma i tre padri fondatori dell’Unione Europea sono servi di Dio. Essi parlavano la comune lingua della fede. Si può dire che sono stati un esempio compiuto di come l’intelligenza della fede possa diventare intelligenza sulla realtà, richiamando una espressione di Benedetto XVI.

Sappiamo che il mondo è profondamente cambiato ma, guardando alla storia di De Gasperi, Adenauer e Schuman, sappiamo cosa cercare per un rilancio dell’Unione Europea. Non abbiamo bisogno innanzitutto di procedure, parametri e piani, ma di gente che prenda sul serio la propria vocazione, di politici generati e legati alla storia viva di un popolo, di comunità che sappiano dare significato al sacrificio. In fondo, è un augurio che facciamo a ciascuno di noi.